Il 13 giugno (c.a.), dovendo prenotare visite ed esami per me e per dei familiari, armata di pazienza, ho chiamato il Cup (Centro unico prenotazioni, n. 800300992 solo da telefono fisso) della Asl di Avellino per un’ecografia addominale prescritta con la priorità dei 10 giorni. Oltre dieci minuti di refrain: “Asl di Avellino, benvenuto. Come da norma, le forniremo la prima prenotazione disponibile, per ascoltare il regolamento integrale prema il tasto 1 o resti in attesa per eseguire la prenotazione”, quindi: “ci scusiamo, ma tutti gli operatori sono occupati, resti in attesa per non perdere la priorità […]”. Finalmente un operatore mi ha risposto, proponendomi come prima data utile il 14 luglio, cioè dopo oltre un mese, altro che 10 giorni! Prima di allora nessuna possibilità, salvo ripiegare nell’esame a pagamento: ma è altra storia. Il Cup della Asl si occupa di prenotazioni per i presìdi dell’intera provincia di Avellino, escluso il Moscati, azienda ospedaliera a parte, con un Cup dedicato. Gli operatori, che rispondono incessantemente al telefono, sono in tutto 5, dei quali, 2 curano il distretto di Ariano, al quale afferiscono i numerosi paesi limitrofi. Lavorano dalle 8 alle 15 e 10 (servizio al pubblico: 8,15-15), continuativamente, non trovano nemmeno il tempo di andare in bagno, tante sono le richieste e per mancanza di medici, le date degli esami slittano inevitabilmente in avanti. “Un tempo – mi ha rivelato un operatore alla mia seconda telefonata – , eravamo una ventina, poi ci siamo ridotti a 12, oltre la metà dei quali andati gradualmente in pensione e mai rimpiazzati. E pensare che nonostante la legge preveda che ogni ora si stacchi almeno per dieci minuti, non solo non riesco a staccare gli occhi dal computer, ma neanche a bere un sorso d’acqua dalla bottiglietta che ho accanto. Abbiamo provato a scrivere, attraverso i sindacati, una lettera al direttore generale della Asl per sollecitare dei provvedimenti: mai ricevuto risposta! È una situazione disperata: pensi che mentre rispondiamo al telefono, dobbiamo anche recarci allo sportello perché la gente viene di persona e ci dispiace mandarla via senza farla prenotare!”. Alla seconda telefonata, prima della risposta ho atteso quasi mezz’ora, quindi è iniziata la via crucis di individuare una data per un eco doppler: la prima utile per eseguirlo ad Ariano, era il 3 gennaio 2023! Un po’ meglio per la visita cardiologica, propostami “solo” il 5 luglio 2022, ma si badi bene, presso l’ospedale di Avellino! La visita otorinolaringoiatrica, l’esame audiometrico tonale, il vocale e l’impedenzometria, prescritti in un’unica ricetta, sono risultati impossibili da eseguire in contemporanea, sebbene della medesima branca, così, il vocale, il tonale e l’otorino, sono stati prospettati per il 5 gennaio 2023 e l’impedenzometria per il 12, con il consiglio da parte dell’operatore, di chiedere al medico la cortesia di eseguirla lo stesso giorno degli altri esami. Mi ha riferito che il programma regionale che hanno in uso è stato modificato, gli operatori sono costretti a frazionare le visite e questo comporta perdite di tempo. La visita oculistica, è stata proposta “solo” per l’8 settembre 2022 presso il distretto di Ariano. Ho chiesto i giorni di validità di una ricetta: “29”. Una mia amica, che avendo subìto un intervento a cuore aperto, è invalida all’80 per cento, mi ha riferito di aver richiesto un’ecografia dell’addome con un’impegnativa del 17 maggio 2022: ebbene, il primo appuntamento utile che le è stato proposto, è per il 7 ottobre 2022 e per giunta presso l’Ospedale di Sant’Angelo dei Lombardi, poco agevole da raggiungere, sia per il percorso, che per la distanza. Ritornando alle mie prenotazioni: alquanto diversa la situazione per Benevento. Il Cup (0824 1813010) Azienda Ospedaliera San Pio, fornisce l’ordine di chiamata, io ero la n.8, avvertendo che: “per migliorare la qualità del servizio le telefonate sono registrate e che i dati verranno trattati nel rispetto dell’attuale normativa sulla privacy […]”. Tre le opzioni: “Per prenotare una prestazione con impegnativa digiti 1, per una prestazione a pagamento 2, per informazioni, 3”. Dopo 7-8 minuti, un operatore mi ha prospettato luoghi e date per l’ecografia addominale: la prima disponibile, presso il Presidio Ospedaliero S. Alfonso Maria de’ Liguori, a S. Agata de’ Goti (BN), il 17 giugno; per Benevento, prima data utile, settembre. Giacché frequento spesso Genova, ho chiamato anche il Cup Liguria (800098543 anche da cellulare), Centro unificato di prenotazioni sanitarie (dal lunedì al venerdì, 8-18), dove il refrain chiede di indicare quale azienda sanitaria interessa (1 Imperia, 2 Savona, 3 Genova, 4 Chiavari, 5 La Spezia), quindi fornisce il tempo di attesa stimato: nel mio caso, 16 minuti. Se l’attesa si prolunga, anche qui ci si scusa e si chiede di “restare in linea per non perdere la priorità acquisita”. L’operatrice che mi ha risposto, ha fornito il suo numero di matricola e il nome di battesimo. Mi ha proposto diversi presidi sanitari per l’ecografia: Chiavari-Rapallo, Albaro, Nervi, Villa Scassi e la prima data utile, 23 giugno, ovvero solo 10 giorni dopo la mia telefonata. Perfettamente nei tempi indicati dalla priorità della prescrizione, perché, mi ha spiegato, i dieci giorni decorrono dal momento in cui si chiama, e la ricetta non ha scadenza. Non solo, ma sono gli stessi operatori a prenotare presso i centri convenzionati, se nei presidi ospedalieri non c’è posto. Unico neo, in una telefonata successiva, dovendo rinviare una visita, non sono stati in grado di fornirmi un appuntamento alternativo, poiché non avevano posto, né ancora ricevuto la disponibilità dei convenzionati per il mese successivo. Nonostante i problemi sanitari che investono tutta l’Italia, un po’ più di efficienza è tangibile. Mi è capitato persino che durante qualche visita specialistica fatta nel genovese, il medico mi abbia prescritto gli ulteriori esami sul ricettario regionale. Ad Ariano e dintorni non succede: dopo le visite specialistiche, per le richieste di altri esami, si è costretti a tornare dal medico di base (già oberato), eppure gli specialisti di una struttura pubblica sarebbero tenuti a formularle, in base al decreto del Presidente della Repubblica n.270/2000, articolo 37, comma 5. La mattina del 16 (giugno) ho richiamato la Asl di Avellino per una radiografia: dopo dieci minuti ho parlato con l’operatore, che mi ha proposto Atripalda per il 14 ottobre, oppure Sant’Angelo dei Lombardi, dove però il sistema “non consentiva di prenotare”. “Ad Ariano – mi ha detto – la diagnostica è stata chiusa ormai da due anni a causa del Covid-19, se ne attende la riapertura, ma non si sa quando”… Non resta che prenotare con i privati convenzionati, che però, hanno esaurito il budget disponibile già intorno ai primi dieci giorni del mese e rinviano quindi a quello successivo. Altro neo: se si prova a chiamare per prenotare, rispondono di farlo soltanto all’inizio del mese successivo, incredibilmente, prima di allora non accettano prenotazioni! La sanità pubblica dovrebbe soddisfare le esigenze dei cittadini e, considerando che la Campania e in particolare la Asl di Avellino, ha accreditato parecchie strutture sanitarie private che forniscono prestazioni in convenzione con il pubblico, è lecito chiedere: perché il Cup quando non riesce a soddisfare le esigenze in tempi accettabili, non prenota direttamente presso le strutture accreditate, lasciando invece l’utente a vagare da una struttura all’altra? È inoltre accettabile che la Morgante, manager uscente della Asl di Avellino (il mandato scade ai primi di agosto, ma il 21/06 è già stata nominata alla guida dell’Azienda San Pio di Benevento), abbia deciso solo in uscita, di dare attuazione al progetto per la realizzazione di un Pronto soccorso Covid presso l’Ospedale Frangipane di Ariano, mentre l’ordinanza regionale risale ben al 14 ottobre 2020? Chiedo al presidente della Campania, De Luca e ai manager delle Asl uscenti ed entranti: vogliamo dunque rimanere eterne cenerentole o tentare di metterci al passo, una buona volta? Vogliamo frenare l’emigrazione di medici e ospedalieri al nord e all’estero e rendere finalmente efficiente e attrattiva anche la sanità al sud o si vuol continuare a decretarne la morte? Vogliamo una volta per tutte, scegliere manager efficienti su criteri di preparazione e competenza, indire i concorsi, incentivare il personale della sanità e promuovere la giustizia sociale, onorando l’art. 32 della nostra Costituzione? O si preferisce continuare ad avallare un incivile mondo a parte, in cui la mancanza di Stato viene sostituita dalla criminalità? È dall’inefficienza, dalla mancanza del rispetto di diritti fondamentali come la salute, che si crea quel vulnus utile a chi, speculandoci, ne trarrà un vantaggioso tornaconto. Chi non può pagare e non può curarsi, deve forse intasare i Pronto soccorso (dove rischia di attendere ore e ore) o soccombere a questo sistema perverso? Sono gradite risposte e possibilmente, in tempi rapidi: nell’interesse di tutta la comunità.
Continua…
Floriana Mastandrea Comitato Salute, Ambiente e Territorio (SAT)