A volte tacere può rappresentare un vantaggio soprattutto quando si parla di cose che non si conoscono o quando si sposano cause perse solo per non ammettere i propri errori. In un articolo che doveva chiarire la posizione dell’amministrazione Franza in merito alla nota vicenda del Castello di Ariano, la consigliera Vallone adduce motivazioni al rifiuto del progetto CESN così articolate. Punto primo, il progetto oltre a restaurare e a mettere in sicurezza la sommità del Castello rimasta incompiuta per quasi 50 anni, prevedeva la realizzazione di una struttura museale più grande gestita appunto dal CESN. Punto secondo, il progetto presentato era, a suo dire, incompleto in quanto costituito da poche tavole. Tutto ciò, agli occhi della consigliera Vallone, fa pensare a un piano di accaparramento dell’intero Castello da parte di un ente privato. Vi sembra plausibile? Lo sarebbe stato se quello presentato fosse stato un progetto per un night, per un ristorante, ma quando mai, un piano per ampliare la conoscenza e la cultura potrebbe essere scambiato per un’iniziativa del genere? In Europa, e non solo, al riguardo la invito a guardare i piani anche nel Regno Unito dove l’iniziativa privata nel settore della cultura e specificatamente nell’ambito museale, ha raggiunto una vera e propria sinergia con il pubblico. Tanto per fare un esempio clamoroso, a Londra, una fondazione privata, ha realizzato una mostra fotografica di Pompei: ebbene questa rassegna in pochi giorni ha totalizzato più incassi di quanti ne fa la biglietteria degli scavi archeologici di Pompei in un anno. Mi dirà: ma che c’entra con il Castello di Ariano? C’entra, c’entra, perché in Italia la vastità e la complessità dei beni culturali, architettonici, artistici e ambientali, sono diventati ingestibili dagli enti statali tantoché non è raro che beni di questa natura siano governati da fondazioni o enti privati purché seguano le norme e i regolamenti in vigore. La cultura non può, per definizione, appartenere a qualcuno o a qualcosa, l’unico proprietario resta lo Stato italiano, gli unici proprietari sono i cittadini italiani, nessun altro. Quindi lo scippo del Castello non sarebbe possibile e ammissibile, è una scusa banale e oserei dire affetta da quel provincialismo che stentiamo a scrollarci di dosso. Per quanto riguarda le poche tavole presentate dal CESN, posso solo dire che con tutta probabilità si tratta della presentazione di un progetto preliminare così come è d’uso fare in simili circostanze. D’altronde le iniziative di questa amministrazione si riducono ai “frammenti”, che è sinonimo di frantumi. Ecco forse sarebbe stato meglio e più indicativo di ciò che succede alla nostra Città, se fossero stati intitolati così. Ma era un progetto preliminare che quindi rappresentava soltanto un’idea. Il progetto definitivo ed esecutivo non doveva farlo il Comune? Il Castello è di proprietà comunale, è il Comune che deve decidere, se ne è capace. L’opposizione rappresenta il 40% del Consiglio, la maggioranza con il 60%, ha il diritto e il dovere di decidere, ma purtroppo, per gli Arianesi, non ne è capace. Lello Castagnozzi, Comitato Salute, Ambiente e Territorio (SAT)