Incontro con Silvia Scola Figlia d’arte, a sua volta regista e sceneggiatrice, Silvia sta veicolando con ogni mezzo (incontri, proiezioni, convegni), i valori trasmessi da suo padre, Ettore Scola, autore di capolavori entrati nella storia del cinema che, attraverso la Commedia all’italiana, riusciva a trasporre sullo schermo lo spaccato sociologico della nostra società denunciandone ipocrisie, disagi, carenze, vizi, perversioni, immoralità, miserie. Le è stato recentemente conferito il Premio Mario Puzo per la scrittura cinematografica, nell’ambito del Festival Corto e a capo (Festival del cinema nelle aree interne, decima edizione), svoltosi nell’ultima settimana di agosto (2024) tra San Giorgio del Sannio (BN), San Martino Sannita (BN), Venticano (AV), Montella (AV), Montefusco (AV) e Trevico (AV).
A Trevico, presso Palazzo Scola, dove è nato suo padre e l’abbiamo incontrata, Silvia con l’Associazione Irpinia Mia, sta mettendo a punto un festival sulla tematica degli ultimi…
Il Trevico Ettore Scola International Film Festival (TESIFF) è un progetto che auspichiamo di realizzare nel 2025, probabilmente nella prima decade di agosto. Con Irpinia Mia, che opera a Trevico come promotore culturale del territorio da oltre 15 anni, con un premio intitolato a Scola e portando la cultura alla casa-museo Scola, donata al Comune e ormai centro culturale a disposizione della cittadinanza, abbiamo pensato a un tema attuale e utile allo sviluppo della società. Un focus sul cinema degli ultimi, con uno sguardo al disagio, all’emarginazione, crediamo sia utile per proporre i grandi temi del cinema che stavano a cuore non solo a mio padre, ma all’intera generazione della Commedia all’italiana. Seppur in forma apparentemente “leggera” e talvolta grottesca, la Commedia ha raccontato il Paese dal punto di vista critico civile, politico e sociale, con graffiante ironia, portando alla luce ciò che è scomodo o viene tenuto nascosto, col risultato di instillare dubbi e riflessioni. Mio padre, che pure nella vita privata aveva un profondo senso civile, ha seguito la sua natura sensibile anche nel cinema che ha proposto, impegnandosi sulla tematica dell’emigrazione (nda: Trevico-Torino-Viaggio nel Fiat-Nam, compie 51 anni), della disoccupazione, della povertà (nda: Brutti, sporchi e cattivi, del 1976, ne è l’emblema), della solitudine e dell’infelicità, diffusa soprattutto al Sud, la sua amata terra d’origine. Il cinema può essere strumento di crescita e sviluppo della società: oggi finalmente si avverte di nuovo l’esigenza di tornare al cinema impegnato per illuminare zone del Paese penalizzate, che hanno bisogno di essere raccontate. In questi giorni abbiamo proiettato Palazzina Laf di Riondino e C’è ancora domani, il film d’esordio alla regia della Cortellesi, sulla condizione femminile. Per realizzare il Festival, che avrà sede a Trevico, abbiamo coinvolto i Comuni della Baronia (Vallata, Vallesaccarda, San Nicola Baronia, San Sossio Baronia, Castel Baronia, Carife, Scampitella) e del territorio circostante come Flumeri, Taurasi, Lioni, Mirabella Eclano, poiché vorremmo che fossero incluse le scuole, comprese quelle di cinema e, soprattutto, i giovani. Per allestire le sale, il cinema Carmen di Mirabella Eclano, attraverso Giuseppe Assanti, collaborerà mettendoci a disposizione service e attrezzature, mentre delle navette faranno da spola nei vari paesi per portare le persone a Trevico. Desideriamo che la casa-museo in cui il 10 maggio del 1931 è nato mio padre (nda: mi indica la stanza proprio accanto a quella in cui parliamo), acquisisca la funzione di sprone per tracciare un cammino nuovo, tutto da creare. Mio padre diceva che quando un capolavoro di impegno sociale resta un bel film attuale, come ad esempio Mani sulla città di Rosi, o il suo, Una giornata particolare, è un demerito della società, perché se ancora oggi si empatizza con le discriminazioni che accusa, vuol dire che i problemi denunciati in quel film non sono stati risolti…
Le aree interne depresse possono crescere, se stimolate dal cinema?
La domanda nasce dall’offerta: lo si vede dagli incontri con i giovani, che destano molto interesse. C’è fame, talvolta inconsapevole, da parte dei giovani, di andare oltre i bisogni indotti, come possedere l’ipad, l’iphone e quant’altro. Se la società offre delle alternative, il riscontro è palpabile: vi è necessità di incontro, di relazioni umane. Nella proiezione di Brutti, sporchi e cattivi, fatta a Salandra (nda, provincia di Matera) in un bosco, sono venuti 400 ragazzi che hanno interagito a lungo con me e, finito l’incontro, avrebbero voluto continuare ad ascoltarmi. Credo che salire su un carro in grado di offrire dei contenuti, per di più diversi, sia già di per sé un valido tentativo di cambiamento. Di certo non è stata vincente né tantomeno utile, la scelta di intitolare un premio a mio padre, come fece a suo tempo la Giunta Festa ad Avellino, attraverso una sfilata di vip, attori e attrici (molti peraltro non avevano mai lavorato con lui) senza la proiezione di un film e senza interazione col pubblico. Una scelta errata, priva di finalità, che, insieme al resto della famiglia, non ho approvato e l’ho comunicato all’allora sindaco, proponendogli delle alternative, che però non hanno avuto riscontro.
È in corso un pericoloso tentativo di arretramento dei diritti, soprattutto femminili: il cinema può contribuire a far acquisire consapevolezza dei diritti?
Il cinema è uno strumento che ha il potere di cambiare la percezione e le convinzioni della gente. Il film d’esordio di Paola Cortellesi, pur con i suoi limiti stilistici, ne è un ottimo esempio. È stata encomiabile nell’aver pensato di imperniare un film su una storia che dovesse dare qualcosa alle donne del futuro, partendo dal fatto che è madre di una bambina. Avrebbe potuto fare qualsiasi genere di film, ma ha scelto l’impegno, ovvero la concessione del voto alle donne, evidenziando uno scenario arretrato e maschilista estremamente realistico, seppur in forma apparentemente leggera, cioè di commedia. Ma leggera solo nella modalità di fruizione, non certo nel contenuto, che invece è sincero, forte e significativo, poiché è arrivato al cuore delle persone: il risultato che ha ottenuto il suo film è stato stravolgente. Ha fatto aprire gli occhi a molte donne, che l’hanno chiamata e, persino alcuni uomini, che ignoravano di avere determinati difetti, si sono riconosciuti nel protagonista. In più, il film apre alla speranza: lottando per i propri diritti, la società può cambiare. Mio padre quando scriveva un film si chiedeva: cosa lascia tutto com’è e cosa getta invece un sassolino per il cambiamento? Scrivere in maniera accademica non serve.
Dell’universo femminile si occupava anche Ettore Scola…
Mio padre citava il diritto alla felicità contemplato nella Costituzione americana, cosa che lo aveva portato ad indagare il complesso universo delle donne e ne vado fiera. Tentava di svelare l’universo femminile, cercando di addentrarsi nella sensibilità, nelle ombre, nelle contraddizioni che creano infelicità, anche per raccontarlo agli uomini, prima che alle donne stesse e per svelare le turpitudini che, per mentalità, per cultura, per retaggi, per distrazione, si accettano. L’impegno prevede sforzo, il disimpegno è disinteresse, superficialità. Io e mio padre abbiamo scritto insieme una decina di film. Avevamo un rapporto molto dialettico che a volte ci portava a fare liti furibonde, ma sempre creative, poiché erano confronti dovuti ai diversi punti di vista. Ci ponevamo entrambi come sceneggiatori alla pari e in più io ero figlia, quindi di un genere diverso e pertanto, quando si scriveva ci si confrontava. Lui era molto aperto al confronto e a vagliare i diversi punti di vista, una posizione che consentiva al film di essere raccontato non solo da quella maschile, ma da più prospettive.
Oggi torna la necessità di parlare di antifascismo, così come di autonomia differenziata…
L’Italia purtroppo è un Paese dalla memoria cortissima, pensavo di recente a chi non si è voluto vaccinare o a chi per la collettività, non è disposto a fare il benché minimo sforzo. Eppure, i padri costituenti hanno dato la vita o sono andati in galera per poterci far godere della democrazia, della libertà e dei diritti umani garantiti: ce lo siamo dimenticati! Sono appena stata a Monteleone di Puglia (FG), insieme all’avvocato Tonino Paglia, capodelegazione di Irpinia Mia, per cercare adesioni al TESIFF e ho incontrato Giovanni Campese, un sindaco illuminato, che per ricordare la rivolta delle donne del 1942, in piena guerra, contro un presidio fascista, nel Municipio, un ex convento, ha fatto realizzare un murale e un fumetto. Ha inoltre invitato la figlia di Martin Luther King, facendola interagire col paese, encomiabili iniziative nel rispetto di uno spirito comunitario, che altrove si è perso. Anche se in tanti si riempiono la bocca parlando del cinema di mio padre, devo constatare con amarezza, che è difficile trovare comuni amici per veicolare i principi e i valori del suo cinema per radicarli sul territorio: ti voltano le spalle. Aver incontrato un sindaco così illuminato, insieme al vice-sindaco Sergio Pelosi e a Lino Rigillo, presidente del Consiglio comunale, tutti e tre entusiasti, è stata una boccata d’ossigeno, che fa immaginare la possibilità che i paesi, con una giusta visione, possano rinascere e ripopolarsi. Penso a Mimmo Lucano, che aveva creato un modello virtuoso con cui aveva ridato vita ai paesi e l’ha pagato con la galera: una vicenda orribile, che per fortuna ultimamente ha visto un po’ di giustizia. Oggi essere antifascisti è un valore indispensabile, io peraltro, sono iscritta all’ANPI da molti anni. Mettendo insieme tutte le forze di sinistra, intese come quelle forze antifasciste legate ai valori della democrazia, uguaglianza, pari opportunità, non sarebbe difficile da realizzare una società dei diritti, più giusta, a condizione però, che sia libera dai vecchi metodi clientelari, di corruttela ed interessi privati, che portano allo svuotamento dei paesi e a far diventare i sindaci, feudatari a capo del nulla. Per fare un dolente esempio, in settembre a Trevico chiuderà definitivamente l’unico bar del paese. Quanto all’autonomia differenziata oramai diventata legge, se applicata, spaccherà l’Italia e poterà all’annullamento del Sud: sono contraria per indole, ad ogni muro e barriera.
Breve scheda di Silvia Scola Scrittrice, sceneggiatrice, regista, è nata a Roma il 26 agosto 1962. È stata allieva di Age nel corso di sceneggiatura del Centrostudi Comunicazione. Nel 1985 ha esordito alla sceneggiatura nel cortometraggio Il vestito più bello (Regia di Francesca Archibugi), quindi ha scritto vari sceneggiati radiofonici e tv-movies e a seguire, molte sceneggiature, tra cui: Che ora è (1989 Regia di E. Scola); Il viaggio di Capitan Fracassa (1991, Regia di E. Scola); Corsica (1992, Regia G. Lazotti, episodio Per Sbaglio); Mario, Maria e Mario (1993, Regia E. Scola); Romanzo di un giovane povero (1995, Regia E. Scola); La cena (1998, Regia E. Scola); Concorrenza sleale (2001, Regia E. Scola); Gente di Roma (2003, Regia E. Scola); I mostri oggi (2009, soggetto e sceneggiatura); Che strano chiamarsi Federico! (2013, soggetto e sceneggiatura, regia di E. Scola); Il segreto di Otello (2015, sceneggiatura, Regia F. Ranieri Martinotti); SonderKommando (2015, Regia di N. Ragone); Marciapiedi (2015, corto); Il materiale emotivo (2021, Regia di S. Castellitto), Ciao Marcello. Mastroianni l’antidivo (2024, sceneggiatura). Insieme alla sorella Paola, ha raccontato il padre, prima nel documentario Ridendo e scherzando – Ritratto di un regista all’italiana (2015, soggetto, sceneggiatura, regia)), poi nel libro, “CHIAMIAMO IL BABBO ETTORE SCOLA. UNA STORIA DI FAMIGLIA” (Rizzoli), un intreccio tra la biografia del grande cineasta condita di aneddoti, battute, risate, amici celebri, lampi di genio, episodi toccanti, momenti di vita privata quotidiana, consigli da non seguire, e la storia del cinema italiano dal dopoguerra agli attuali cambiamenti della nostra società.
Associazione Irpinia Mia Nasce nel 2008 con l’obiettivo di valorizzare e promuovere la cultura irpina (tradizioni, storia, etc.) attraverso vari canali. Attualmente, come ci racconta Maria Raffaella De Feo Calabrese, presidente dal 2017, è stata trasformata in associazione del Terzo settore (ETS). “La figura di Ettore Scola è preminente nell’associazione, tanto che abbiamo inserito all’ordine del giorno eventi cinematografici come Ciak, incentrato esclusivamente sulla sua figura. A maggio di ogni anno, per onorare la sua data di nascita, invitiamo persone in grado di parlare di lui. Finora sono venuti 5 esperti da Livorno (dove io, originaria di Trevico, vivo) e in particolare un musicista, che ha eseguito le colonne sonore dei suoi film. A chi viene da lontano a parlarci del grande regista, conferiamo il premio Scola. Abbiamo creato un gruppo festival aperto anche a persone esterne all’associazione e deciso di promuovere il Trevico Ettore Scola International Film Festival, esteso non solo alla produzione di corto e lungometraggi italiani, ma anche esteri. Intendiamo realizzare un evento di qualità, perciò nelle giurie avremo persone di rilievo. Silvia, che dal 2023, è nostra presidente onoraria, può aiutarci molto nel reclutamento delle persone addette ai lavori. A Trevico purtroppo non c’è il cinema, così abbiamo pensato a Vallata, paese limitrofo dove attrezzare una sala con un cinema professionale itinerante, come quello di Giuseppe Assanti per le proiezioni inedite, le retrospettive e lo svolgimento di masterclass”. Mariangela Cioria, che fino al 2017 ne è stata promotrice e presidente, è l’attuale vice-presidente dell’Associazione.
Floriana Mastandrea