Nina, consapevole di essere in fin di vita, decide di rivelare all’amata nipote, i pesi che si è portata nel cuore, come un pesante fardello di cui finalmente, liberarsi…

“Fu così che cercai di crescere in una città distrutta, piena di morti e feriti. Adesso che il centro è ricco di bellezza e di vita sembra assurdo ricordare, ma Napoli era un’enorme ferita. Tanti ragazzi di Calata Capodichino avevano partecipato alla guerra e alla resistenza e non erano tornati più. Tante ragazze come me e Lucia cercavano di vivere spensieratamente la giovinezza per quanto possibile, ma la fame che abitava tutte le case ci rendeva difficile farlo […]. Dentro alla caserma guardavo le infermiere vere, le assistevo mentre curavano i feriti e imparai a fare le siringhe e le medicazioni. Diventai una specie di piccola crocerossina e così mi guadagnavo qualcosa di soldi andando in casa dei malati che tenevano bisogno […]. Mi sarebbe piaciuto diventare veramente un’infermiera, lavorare in ospedale, avere una mia indipendenza, ma ero troppo irrequieta e la vita me la volevo imparare presto. Anche questo aveva fatto la guerra: ci aveva messo addosso a tutti quanti un’ansia di crescere per paura di non avere tempo. L’ho pagata cara questa pressa, nipote mia.” Nina Orefice, Ninetta, è una donna che sta per lasciare la vita e confida alla nipote il suo intenso passato di dolore, rinunce e delusioni, pur senza essersi mai data per vinta. Nella sua Napoli, il fascismo e la guerra rendono la vita più difficile e lei, bambina ribelle e rifiutata dalla famiglia, finisce in orfanotrofio, ma non perde mai il carattere indomito e combattivo. Napoli attendeva l’arrivo degli americani e stavano per scoppiare le Quattro giornate dell’insurrezione popolare del 1943, quando la sera del 20 settembre, Giannino, il fratello macellaio impavido e generoso, sfidando il coprifuoco, nell’intento di portare a tutti i costi un pacchetto di ossi per il brodo a una famiglia bisognosa, per uno scambio di persona, viene catturato e fucilato dai fascisti. Un atroce lutto che porterà la madre alla pazzia e un inguaribile dolore a Nina, che come sua madre, fingerà che Giannino sia ancora vivo, attendendolo ogni giorno a tavola. In quei giorni di bombardamenti, arresti, fucilazioni, terrore, si cercava di sopravvivere e distrarsi come si poteva. Così, con i liberatori, arrivarono finalmente anche cioccolata, sigarette, balli e corteggiatori, finché l’adolescente e vulnerabile Nina non rimase ammaliata dall’incontro con il napoletanissimo Franco Criscuolo, O’ Mericano, bello e disinvolto, capace di parlare un po’ di inglese e procurare le ragazze agli americani. Per lei, ingenua quindicenne, che fino ad allora aveva accarezzato l’idea di poter andare in America da sola e di non aver bisogno di un uomo che la aiutasse, fu l’illusione e la speranza di un amore, che la “faceva sentire bella e unica”. Franco, inaffidabile, dedito alla bella vita e ad affari illeciti, si rivelerà solo un seduttore incallito, che invece di liberarla dalle sue fragilità, dopo un frettoloso matrimonio, le lascerà solitudine e due figli (seppur riconosciuti) a cui badare: inadatto a fare il padre, si costruirà altrove un’altra famiglia. E lei a diciotto anni dovrà fare i conti con una vita tutta da inventare, risorse da trovare e due bambini da crescere, finché un giorno, inaspettatamente, non incontrerà Vittorio… Nel dopoguerra intanto, si comincia a intravedere il benessere con la ripresa del lavoro, la nascita delle fabbriche, la costruzione dei palazzi, anche a Ponticelli e a Calata Capodichino, che nel contempo scivolano, di contro, nelle faide di camorra e nello spaccio. Nina, sottoposta allo “scuorno” per la sua condizione di ragazza madre in una società ancora bigotta, è una femminista ante litteram, si batte per la sua dignità e per essere accettata per quello che è: una donna forte e fiera, legata da riconoscenza e un grande affetto a Vittorio. Combatte per i suoi figli, Giannino e Giacinto, angosciata dai sensi di colpa e dalla necessità di mantenere difficili equilibri con il nuovo compagno. Porterà i suoi fardelli con grande fatica, celandone il peso nel profondo del cuore, con l’orgoglio di essere autonoma, di fare tutto “da sola”, finché non comprende che è arrivato il momento di trasferire l’eredità morale della memoria a sua nipote, perché anche lei non si arrenda mai e perché: “non c’è niente che non si possa risolvere, niente. E comunque vale sempre la pena provare”. L’autrice del romanzo, si è ispirata alla storia vera di sua nonna e in alcuni passaggi riporta, con efficace realismo, frasi e modi di dire in napoletano, per farci addentrare meglio nel contesto socio-antropologico culturale dell’epoca. “I valori antifascisti – ha sottolineato Enrica Leone – sono quelli che guidano la mia azione ed essere antifascista è il mio modo di stare al mondo e di amare questo mondo”.

Breve scheda di Enrica Leone Originaria di Napoli (dove è nata nel 1978), è laureata in Lettere moderne ed autrice di saggi su cinema, letteratura e storia contemporanea. Collabora con il blog popolare Resistenza civile ed è esperta in educazione alla lettura. Ha ideato e curato la rubrica culturale Web incipit, in viaggio tra le righe. È cosceneggiatrice della web serie, Editoria terrona. Insegna lettere nella scuola secondaria di primo grado a Venticano (AV).

CUORE NERO Vita e scelte di Nina Orefice Caissa Italia Editore € 16,50

Floriana Mastandrea

Recensione pubblicata su NoiDonne.org e avellinotoday.it

Di Floriana Mastandrea

Giornalista, scrittrice, sociologa: per una società più equa, la giustizia giusta e i diritti, soprattutto per i più deboli. Combattente per indole e per necessità.