Foto tratta da Banca Etica
Vivere vuol dire essere partigiani
La vita è in continuo divenire, sfida la nostra versatilità, la capacità di adattamento e le risposte che siamo, o non siamo, in grado di dare agli eventi. Così, parafrasando Robert Hopcke, nulla accade per caso, sempre che in quell’accadimento, si sappia leggere la causalità e coglierne l’occasione che rappresenta. L’emergenza pandemica ci ha ricordato che siamo fragili, oltre che accomunati da un unico destino e ci ha esortati a cambiare direzione: urge una nuova coscienza, sia civile che politica. Urge mutare la mentalità, rispettare la terra: pianeta che sfruttiamo, inquiniamo e bruciamo. Urge recuperare quei sani valori di cui si è perso il senso, in primis il rispetto e la dignità. Ma cosa vuol dire ai tempi d’oggi, dignità? Significa anzitutto partire da un bagaglio di valori morali ed etici forti che non possono prescindere dal rispetto di sé e degli altri, significa avere il coraggio di portarli avanti, anche a costo di andare controcorrente, significa osare, in una società omologata, in cui tutti si adattano per comodità o per timore e pochissimi osano ribellarsi. E quando le cose non sono giuste, non resta che una possibilità: ribellarsi! Ribellarsi all’omologazione, all’incoerenza, alla disumanità crescente, all’indifferenza, alla negazione dei diritti, in sintesi, all’ingiustizia, in qualunque campo (sociale, individuale, economico) e modo, venga perpetrata. Non si può restare a guardare, né delegare altri a decidere per noi, ogni componente della società deve fare la sua parte con coscienza, senso del dovere, umanità: un altro valore smarritosi, surclassato da egoismo e indifferenza. Immaginiamo quanto sarebbe migliore il mondo, se tutti i popoli potessero accedere alla scuola, alla conoscenza, al benessere. Pensiamo a come sarebbe bello il mondo senza guerre, razzismo, discriminazioni in base a sesso, colore della pelle, etnia, religione! Gramsci sosteneva che non si può essere indifferenti, odiava gli indifferenti: non possiamo guardare inerti o voltandoci dall’altra parte, ciò che accade. Dobbiamo avere il coraggio di essere partigiani. Non possiamo lasciare la storia nelle mani altrui: dobbiamo fare la nostra parte cominciando dalla quotidianità, dalle scelte personali di dialogo, accoglienza, pensiero politico, dobbiamo esercitare sempre una coscienza critica, imprescindibile dalla consapevolezza di sé e dalla conoscenza di quel che succede intorno a noi. Del resto, se conoscere equivale letteralmente ad “ottenere la verità per mezzo della comprensione dell’esperienza”, conoscendo, possiamo elaborare gli strumenti per reagire. Il tempo delle scelte e del riscatto dei nostri territori, non è più procrastinabile, è ora: servono persone in grado di immaginare un futuro diverso, più inclusivo e sostenibile, tutto da scrivere. Servono menti brillanti e lungimiranti, amministratori capaci, intellettuali arguti e persone empatiche, in grado di apportare il loro contributo alla costruzione di un nuovo mondo di reale progresso, sociale ed economico. Si dovrà costruire il riscatto anzitutto da una mentalità distratta, rassegnata e accondiscendente, quindi da politici incapaci, miopi e clientelari, dalla criminalità, organizzata e non, perché ogni territorio a partire dal Sud, ritrovi la propria dignità e la capacità di crescere con le proprie forze. Sarà da considerare Sud ogni parte d’Italia e del mondo che con questa terra avrà problemi in comune, poiché anche il Nord è al Sud di altre terre (si legga ad es., Europa del Nord). È Sud del Mondo qualunque terra in cui regna ingiustizia sociale, culturale ed economica. È necessario e urgente riorganizzare la sanità, che con la pandemia ha rivelato tutte le sue criticità, a partire dai criteri di scelta dei manager. È necessario ripensare alle forme e ai modi del lavoro e creare occupazione; promuovere le infrastrutture, che consentirebbero di uscire dall’isolamento. È vitale risanare l’ambiente, dare nuova linfa al ruolo delle donne, combattere ogni forma di precariato e sfruttamento, così come le nuove povertà, in drammatico aumento. È fondamentale combattere la dispersione scolastica e promuovere l’istruzione, nonché denunciare gli abusi di ogni genere. Un buon giornalismo, fatto da portatori di ideali di solidarietà, giustizia, antirazzismo, antifascismo e accoglienza, raccontando le criticità, può contribuire ad elaborare idee e proposte per cambiare il mondo. Il riscatto dei territori e degli individui, parte anche da qui.